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L’altra faccia del «ripulisti» in Zimbabwe

Secondo l'ONU, in Zimbabwe migliaia di persone sono rimaste senza un tetto Keystone

Gli operatori umanitari elvetici in Zimbabwe si dicono intralciati nel loro lavoro dopo la campagna di demolizione intrapresa dal governo nelle zone povere.

Giovedì, il governo di Harare aveva dichiarato la fine delle operazioni che hanno visto radere al suolo diversi sobborghi degradati. L’ONU denuncia però 700’000 senzatetto.

Le autorità dello Zimbabwe hanno lanciato nel mese di maggio l’operazione «Murambatsvina», che in una delle lingue locali significa «Ripulire dalla spazzatura».

Secondo il presidente Robert Mugabe, lo scopo di tale azione sarebbe infatti quello di ripulire le strade dai rifiuti, salvaguardando così l’ambiente, e dalla criminalità. In realtà però, sono intere baraccopoli ad essere sparite, ciò che ha lasciato nel paese centinaia di migliaia di poveri senzatetto.

L’agenzia elvetica per la cooperazione internazionale DSC (Direzione dello sviluppo e della cooperazione) ha così deciso di intervenire finanziariamente per aiutare le persone toccate dalle demolizioni.

Un pericoloso ciclo vizioso

Dall’inizio dell’anno, gli aiuti che la DSC ha destinato allo Zimbabwe ammontano a 1,39 milioni di franchi – più o meno la stessa cifra fornita nel 2004 – di cui 680’000 in favore della distribuzione di latte e cibo.

«Lo Zimbabwe è in preda ad un ciclo vizioso che rischia di condurre ad un collasso strutturale e sociale. E con la demolizione dei quartieri più poveri, la situazione si è aggravata», afferma a swissinfo il portavoce della DSC Jean-Philippe Jutzi.

Il problema principale che dobbiamo affrontare – indica Jutzi – è la corruzione: dobbiamo essere vigili e assicurarci che i soldi giungano effettivamente nelle aree interessate.

Abitazioni e locali rasi al suolo

Già prima dell’indipendenza del paese (1980), l’Aiuto delle Chiese evangeliche svizzere (Heks) era presente nello Zimbabwe con programmi umanitari.

L’azione dell’organizzazione caritativa elvetica è stata però fortemente intralciata dalla politica adottata negli scorsi mesi dal governo di Harare.

Come ci dice la sua portavoce Barbara Müller, il progetto che più ha sofferto è stato un atelier nel sobborgo di Chitungwiza, il quale da otto anni dava la possibilità ai locali di seguire una formazione come falegname e nell’ambito della sartoria. Un modo insomma per aiutare gli abitanti.

«I locali sono stati completamente demoliti e parecchio materiale è andato perso», si lamenta Müller.

«Anche gli atelier messi in piedi da chi ha seguito i nostri programmi sono stati distrutti, ciò che preclude il loro futuro», aggiunge.

Il lavoro continua

L’ampiezza dei danni non è al momento ancora nota, ma la portavoce di Heks conferma che molti membri dello staff hanno perso la propria casa.

«Ora dobbiamo pensare a come avanzare nel nostro lavoro in queste condizioni. La volontà della gente che ha perso tutto è forte e desiderano continuare nonostante tutto», dichiara Barbara Müller.

Durante la campagna di repulisti, le autorità dello Zimbabwe avevano manifestato l’intenzione di aiutare coloro rimasti senza un tetto, promettendo la costruzione di nuove abitazioni.

Donazioni e critiche

Le azioni condotte nel paese africano non hanno lasciato indifferente il Consiglio ecumenico delle Chiese con sede a Ginevra, il quale ha devoluto 500’000 franchi in aiuti. Non ha tuttavia risparmiato critiche al governo di Harare.

In particolare, denuncia il fatto che le demolizioni sono state condotte «in un momento in cui le zone rurali non sono in grado di assorbire gli sfollati urbani a causa degli effetti della siccità».

Le critiche non sono mancate neanche da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU: secondo un rapporto redatto dall’inviato speciale delle Nazioni Unite Anna Tibaijuka, l’operazione di repulisti viola il diritto internazionale.

Dal canto suo, il segretario generale dell’ONU Kofi Annan ha definito il programma del presidente Mugabe «un’ingiustizia estrema nei confronti dei cittadini più poveri dello Zimbabwe».

swissinfo, Matthew Allen
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

L’operazione «Ripulire dalla spazzatura» condotta dal governo dello Zimbabwe è durata da maggio a fine luglio.
Le Nazioni Unite stimano a 700’000 il numero di persone che sono rimaste senza un tetto.
Le persone toccate dalla campagna sarebbero però 2,4 milioni.
Dall’inizio dell’anno, l’agenzia svizzera per la cooperazione internazionale ha fornito al paese africano 1,39 milioni di franchi in aiuti.

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