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La destra vuole gli ecologisti al guinzaglio

Il consigliere nazionale Filippo Leutenegger illustra alla stampa il contenuto dell'iniziativa popolare radicale Keystone

Il partito radicale (PLR) ha lanciato venerdì un'iniziativa popolare che intende limitare il diritto di ricorso delle associazioni ambientaliste.

Per la destra, l’utilizzazione abusiva di questo diritto paralizza il turismo e i grandi progetti dell’economia.

Ormai da anni in perdita di velocità nelle elezioni federali e cantonali, il Partito liberale radicale svizzero (PLR) cerca nuovi consensi ricorrendo agli strumenti della democrazia diretta.

La formazione ha infatti in cantiere due iniziative popolari: quella lanciata venerdì per la limitazione del diritto di ricorso delle associazioni ambientaliste e una – per ora solo ventilata dalla direzione del partito – che mira ad armonizzare i sistemi scolastici.

Contro gli ambientalisti

L’iniziativa popolare presentata venerdì a Berna, che nel suo sottotitolo cita esplicitamente un «basta con il blocco della crescita», intende ridurre sensibilmente il diritto delle organizzazioni di ricorrere ai tribunali per fermare dei progetti.

Nel caso particolare si tratta dunque di un attacco alle associazioni ambientaliste e della protezione del territorio che si avvalgono del diritto per combattere degli interventi edilizi che non ritengono a misura d’uomo. Negli scorsi mesi avevano fatto scalpore le numerose iniziative contro la costruzione del nuovo stadio di Zurigo.

Mentre la destra sostiene a spada tratta il progetto con annesso centro commerciale, gli ambientalisti temono le conseguenze per il traffico urbano e la popolazione residente. In prima istanza, i tribunali hanno accettato parte delle critiche e minato così la redditività dell’investimento. I ritardi cumulati – si aspetta ancora la sentenza del tribunale federale – mettono in forse lo svolgimento a Zurigo degli europei di calcio del 2008.

Analoga è la situazione vissuta da decine di progetti di centri commerciali e impianti idroelettrici. I radicali vogliono mettere un freno a questo fenomeno diffuso in tutto il paese. Secondo i promotori questo strumento costa posti di lavoro e limita la concorrenzialità economica elvetica. Questi sarebbero beni «che vanno protetti quanto il territorio».

Reazione ambientalista

Dieci organizzazioni ambientaliste hanno immediatamente risposto all’iniziativa che è contemporaneamente un’accusa di abuso dello strumento legale. WWF, Greenpeace, l’Associazione per la protezione dei monumenti e le altre organizzazioni ritengono l’azione «dubbia» e «poco oggettiva».

Una rinuncia a questo diritto sarebbe un passo indietro nella protezione dell’ambiente, un assegno in bianco a chi vuole deturpare il paese. Inoltre, l’analisi del caso da parte di un tribunale permette una realizzazione dei progetti conforme alle leggi. Oltre il verdetto della giustizia non possono andare nemmeno gli ambientalisti, hanno affermato gli avversari.

Ma anche il parlamento si sta occupando della situazione. La Commissione affari giuridici del Consiglio degli Stati propone una semplificazione delle procedure e una riduzione delle norme sull’impatto ambientale.

Nuovo indirizzo nell’azione politica

La vera novità è a livello politico: i radicali – fondatori nel lontano 1848 della Svizzera moderna – sono sempre stati al potere. Dalla sua introduzione, le iniziative popolari sono dunque state uno strumento per le minoranze politiche.

Adesso che il PLR ha perso il suo ruolo guida nel governo, anche questo intende dunque scendere in piazza per raccogliere le firme necessarie. «Entrambe le iniziative faranno bene al PLR», sostiene il vicepresidente Léonard Bender.

«Il partito si è un po’ assopito», aggiunge. «Ora i radicali dovranno rimboccarsi le maniche e scendere in piazza, un movimento che ci avvicinerà ai cittadini». In futuro non è nemmeno escluso che il PLR imbraccerà l’arma del referendum per opporsi a progetti non graditi.

La sfida delle firme

Per il sociologo ginevrino Uli Windisch era tempo di farlo. A suo avviso è quasi incredibile che il PLR abbia lasciato all’UDC il monopolio della democrazia diretta a destra, sebbene esso sia un elemento fondamentale del sistema politico svizzero.

Per tutti gli interpellati le iniziative saranno inoltre un test: «Se il PLR non riuscirà a raccogliere un numero sufficiente di firme su due soggetti così importanti come la formazione e il diritto di ricorso, vorrà dire che è davvero destinato a morire», afferma il noto sociologo.

Secondo il giovane presidente della sezione di Sciaffusa Christian Heydecker, invece, il partito non ha politicamente nulla da perdere: «Anche se la maggior parte delle iniziative naufraga davanti allo scoglio popolare, esse permettono di dare maggiore visibilità alle idee del partito rispetto al lavoro parlamentare».

Più cautela viene mostrata invece da Christa Markwalder, la consigliera nazionale bernese incaricata di elaborare il testo della modifica costituzionale per armonizzare i sistemi scolastici. «La raccolta delle firme necessita molta energia. Dubito che il partito sia in grado di portare al successo due iniziative parallelamente».

Forse per scaramanzia nessuno cita però il fallimento subito dal partito alla fine del 2000, quando il PLR si vide costretto ad interrompere la raccolta delle firme per la sua iniziativa popolare«per una moratoria fiscale» dopo aver riunito solo 60’000 sottoscrizioni. L’iniziativa voleva impedire alla Confederazione di aumentare le imposte per un periodo di sette anni.

swissinfo e agenzie

Il diritto di ricorso delle associazioni finisce periodicamente all’ordine del giorno: Quello che per gli uni è la difesa del territorio e della qualità della vita, è per gli altri il blocco dello sviluppo economico.

Con il caso dello stadio di Zurigo, ancora bloccato nelle macine della giustizia, il tema è tornato alla ribalta. Ora i liberali radicali vogliono limitare l’incisività del diritto, ritenuto un freno allo sviluppo.

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