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La Svizzera in aiuto delle vittime irachene

La città di Falluja è regolarmente teatro di violenti scontri Keystone

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione aprirà un centro di riabilitazione a Falluja, nonostante le quotidiane violenze che sconvolgono la città irachena.

Si stima che nella regione siano circa 4’000 i feriti di guerra.

“A Falluja, la maggior parte dei progetti di aiuto umanitario sono stati sospesi a causa dei quotidiani attacchi e degli attentati suicidi”, indica Daniel Beyeler, il coordinatore della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (Dsc) in Iraq.

Lo stesso Bayeler, prima stazionato a Baghdad, si è trasferito nella capitale giordana di Amman per ragioni di sicurezza.

“È da parecchio tempo che stiamo lavorando a questo progetto”, spiega Bayeler.

“L’obiettivo principale è di assistere le vittime di guerra con medicamenti e programmi di riabilitazione”, aggiunge il coordinatore della Dsc.

Una rete nazionale

Il futuro centro della Dsc farà parte di una rete di punti di riabilitazione, che l’Iraqi Handicapped Society – un’Ong locale – sta pianificando di applicare su tutto il territorio nazionale nei prossimi anni.

“Lo scopo a lungo termine è di aprire un centro di riabilitazione per disabili in ognuna delle 18 provincie del paese”, indica Beyeler.

I lavori inizieranno ben presto e saranno condotti da ditte locali. Beyeler precisa tuttavia che “la costruzione rappresenta soltanto una minima parte del progetto, dal momento che gli edifici già esistono”.

“Le sfide da affrontare sono soprattutto di tipo logistico. Tra le priorità figura la distribuzione di medicamenti, visto che questi non sono disponibili sul posto ma devono essere importati dalla vicina Giordania”, osserva il collaboratore svizzero in Iraq.

Assistere le vittime delle bombe

Il centro di Falluja dovrebbe aprire i battenti nei prossimi mesi.

Si stima che sono circa 4’000 le persone disabili a causa della guerra che risiedono nella regione della cittadina a nord di Baghdad.

“Prevediamo che 100-120 persone si recheranno ogni giorno al centro per cercare assistenza medica”, fa notare Beyeler.

Durante le scorse settimane, Falluja è stata teatro di violenti bombardamenti da parte dell’aviazione americana. I dottori sul posto affermano che sono centinaia i morti dovuti ai razzi statunitensi.

La tradizionale roccaforte dei mussulmani sunniti è ritenuta il focolaio della resistenza, che con attacchi mirati e attentati suicidi si oppone al governo provvisorio iracheno ed alla coalizione internazionale.

La forza armata guidata dagli Stati Uniti ritiene che la città sia il covo dei ribelli guidati dal giordano Abu Musab al-Zarqawi, responsabile di vari attacchi terroristici. Il presunto leader della cellula irachena di Al Qaida è inoltre ritenuto il mandante e l’esecutore di numerose decapitazioni di ostaggi stranieri.

Perché proprio Falluja?

Daniel Beyeler spiega che la scelta di aprire un centro di riabilitazione Falluja – dopo quello di Baghdad – vuole essere un “segnale di speranza per il popolo”.

“Abbiamo deciso di intervenire in questa città perché i suoi cittadini, estremamente bisognosi di aiuto, sono abbandonati alla loro sorte”.

“Vorremmo assistere questa gente e restituire loro una vita degna, in modo che possano reinserirsi nella società”, afferma Beyeler.

Fuggi fuggi del personale straniero

Dopo tre anni di sanzioni e tre guerre, le organizzazioni internazionali di aiuto umanitario stanno protraendo enormi sforzi per rimettere insieme un paese disastrato.

Il peggiorare della situazione, soprattutto per quel che riguarda la sicurezza di cose e persone, ha però costretto molte organizzazioni al ritiro dei propri collaboratori. Una delle dirette conseguenze è stato il declino dell’assistenza alle vittime.

La recente riapertura di due scuole a Baghdad grazie ad un altro progetto finanziato dalla Dsc appare così come una luce di speranza.

Per il futuro prossimo, l’organo elvetico per l’aiuto allo sviluppo non ha pianificato nessun altro progetto in Iraq.

swissinfo, Katalin Fekete
(traduzione: Luigi Jorio)

Negli ultimi due decenni, l’Iraq ha dovuto sopportare il peso di 13 anni di embargo e di tre guerre.

Dopo la guerra di otto anni con l’Iran negli anni ’80, l’Iraq è stato teatro della guerra del Golfo nel 1991 e dell’invasione della coalizione internazionale guidata dagli USA nel marzo 2003.

L’anno scorso, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione ha raddoppiato il sostegno finanziario all’ex paese di Saddam Hussein con 8,1 milioni di franchi.

Per il 2004 sono previsti aiuti per 8,3 milioni di franchi.

Il primo centro di riabilitazione è stato aperto in gennaio a Baghdad.
Nel futuro centro di Falluja finanziato dalla Dsc, saranno attivi cinque collaboratori, tra cui un medico volontario.
Il costo di costruzione e della fase di avvio è di 124’000 franchi.

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