«Niente gabbie per i manifestanti»
Gli oppositori del World economic forum (WEF) rifiutano la proposta del municipio bernese di manifestare sulla sola Piazza federale.
Pur rinunciando a sfilare per le vie della capitale, i no global continuano tuttavia le loro dimostrazioni di protesta.
Negli scorsi giorni, centinaia di persone sono scese in piazza a Coira, Winterthur e Delément per dimostrare contro il Forum economico mondiale (WEF), in programma a Davos dal 26 al 30 gennaio.
Le manifestazioni si sono svolte in una relativa calma, anche se i loro organizzatori si sono lamentati per le misure a volte troppo repressive imposte dalle autorità.
In alcuni casi, i cortei si sono infatti visti sbarrare la strada che li conduceva davanti ai palazzi governativi o nel cuore della città dove si svolgeva la manifestazione.
Berna si chiude
Gli oppositori del WEF avevano previsto di ritrovarsi per una manifestazione generale, il 22 gennaio a Berna per esprimere il proprio disappunto contro l’incontro che annualmente riunisce i grandi nomi dell’economia mondiale.
L’intenzione dei promotori dell’azione era di organizzare un corteo che, dopo aver transitato nel centro cittadino e nei pressi della Fossa degli orsi, si riunisse di fronte a Palazzo federale.
Memori di quanto accaduto due anni orsono durante una manifestazione simile – nella quale i partecipanti avevano distrutto parecchie vetrine del centro città, causando ingenti danni – il municipio di Berna ha però proposto agli organizzatori del corteo di circoscrivere la loro protesta alla sola Piazza federale.
Anche la polizia comunale bernese aveva previsto di riunire un gran numero di poliziotti per contenere le scene di violenza durante la manifestazione. Per questo aveva chiesto rinforzi alla polizia cantonale e a quelle dei cantoni di Basilea, Argovia e Soletta. «A Berna vi sarà un numero di poliziotti mai visto prima», aveva annunciato il comandante della polizia bernese, Daniel Blumer.
Limiti pericolosi
L’offerta dell’esecutivo bernese non ha accolto i favori degli organizzatori, che affermano di «non volere manifestare in una gabbia».
A queste condizioni, essi hanno quindi preferito rinunciare a sfilare per le vie della capitale. Una manifestazione che, si prevedeva, avrebbe riunito all’incirca 5’000 persone.
I no global non si dichiarano tuttavia pronti a rinunciare ad esprimere il loro disappunto sulla politica – giudicata troppo restrittiva – delle autorità elvetiche in ambito di libertà d’espressione.
In un comunicato, essi hanno infatti invitato la popolazione ad inscenare «azioni di disubbidienza civile piene di fantasia», con l’obiettivo di criticare «la soppressione del diritto di dimostrare» e di mostrare l’assurdità del dispositivo di polizia.
L’offerta di circoscrivere le dimostrazioni, fissata dal municipio bernese per ragioni di sicurezza, è dunque fallita. Le manifestazioni alternative non saranno controllabili e rischiano quindi di rivelarsi ancor più pericolose di un corteo di protesta nella città vecchia.
Un’idea condivisa dagli oppositori del forum di Davos, secondo cui, l’offerta dell’esecutivo cittadino rappresenta «un diktat che mira all’escalation della tensione».
swissinfo e agenzie
1999: prima manifestazione contro il WEF a Davos.
2000: a Ginevra, lancio del Forum Sociale Mondiale. Prima edizione, l’anno successivo in Brasile.
2001: Genova, enorme manifestazione in occasione del vertice G8. Muore il primo manifestante anti-globalizzazione.
2002: primo Forum Sociale Europeo a Firenze.
2003: più di 10mila persone sfilano contro il G8 di Evian. Ginevra e
Losanna sono teatro di scontri violenti fra la polizia e una parte dei manifestanti.
2004: la maggior parte degli anti-global rinuncia ad una manifestazione contro il WEF a Davos.
2005: il municipio bernese propone di limitare la manifestazione alla sola piazza federale. I manifestanti rinunciano al corteo ma non alle proteste.
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