Partiti politici: finanziamento troppo opaco
Il finanziamento dei partiti politici svizzeri manca di trasparenza. La constatazione è di Transparency International.
La più rappresentativa ONG che lotta contro la corruzione nel mondo, riconosce però alla Svizzera sforzi nel campo del riciclaggio di denaro sporco.
Svizzera chiamata in causa nel rapporto annuale sulla corruzione nel mondo, presentato giovedì a Londra da Transparency International (TI) ed intitolato Corruption Perceptions Index 2004 (CPI04).
7.741 società di 102 Paesi sono state interpellate sulle pratiche del versamento di mazzette a governi e partiti.
Dal rapporto, la Svizzera ne esce globalmente bene. Gli autori della ricerca riconoscono alla Confederazione un livello di corruzione politica debole.
La trasparenza dei politici
Quando si vanno, invece, ad esaminare le donazioni ai partiti politici, le cose cambiano anche per la Svizzera, che si situa nel mezzo della scala della corruzione.
Una valutazione confermata da Philippe Lévy, presidente di Transparency Switzerland: “Ritengo che in Svizzera siamo fortunati ad avere una situazione nella quale i casi criminali di corruzione sono l’eccezione”.
Le brutte note
Brutte note anche quando si tratta dell’obbligo di dichiarare provenienza ed utilizzo dei fondi degli stessi partiti.
Non è un caso perché la Svizzera in questo campo fa parte di quei Paesi come Albania, Salvador, Madagascar, Sri Lanka, che non conoscono l’obbligo di dichiarare il finanziamento pubblico dei partiti
“Ci sono regole in tre quarti dei Paesi del mondo, ma il Parlamento svizzero ha rifiutato la settimana scorsa una proposta che proponeva d’ottenere maggiori informazioni sul finanziamento delle votazioni”, dichiara a swissinfo il presidente di Transparency Svizzera Philippe Lévy.
Sistema divenuto esemplare
Per lungo tempo messa all’indice, la Svizzera segna oggi degli importanti punti nella lotta alla corruzione.
Il primo punto è che per i capi di stato e di governo corrotti, l’utilizzo del sistema finanziario e bancario elvetico per occultare le bustarelle è diventato proibitivo.
Casi quali quelli del filippino Marcos, del congolese Mobuto e del nigeriano Abacha hanno avuto ripercussioni sul sistema finanziario e giudiziario elvetico. Esempi che hanno fatto della Svizzera e della sua legislazione un Paese leader nella lotta contro il riciclaggio di denaro sporco.
“Nel campo della lotta al riciclaggio, la Svizzera ha migliorato la propria efficacia. Oggi apparteniamo ai Paesi il cui sistema fa da referente e viene studiato da americani e britannici, ad esempio”, precisa il presidente di Transparency Svizzera.
Corruzione e Svizzera
Oltre agli affari Marcos, Mobutu ed Abacha, la Svizzera è stata coinvolta anche in altri scandali economici e politici internazionali come la vicenda di corruzione emersa alla francese Elf o il crack dell’americana Enron.
“Credo che siamo riusciti a suscitare una presa di coscienza della problematica della corruzione in Svizzera. E questo lo abbiamo fatto tanto nel settore pubblico che in quello privato e nell’ambito delle ONG”, indica Philippe Lévy.
Il ruolo di Transparency International
TI è l’unica organizzazione specializzata nella lotta contro la corruzione attiva su scala mondiale.
La ricerca, pubblicata annualmente dal 1995, documenta il livello di percezione della corruzione. L’indice è ottenuto elaborando le opinioni espresse da uomini d’affari, analisti economici ed altri esperti di politica e società.
I sondaggi servono a determinare la percezione dell’ampiezza del fenomeno corruzione nei Paesi esaminati.
swissinfo e agenzie
Transparency International è un’organizzazione non governativa che lotta contro la corruzione a livello mondiale. La sua sede è a Berlino, in Germania.
Dal 1995 pubblica una ricerca sulla corruzione. Nel rapporto di quest’anno, presentato giovedì a Londra, l’organizzazione traccia un bilancio dei recenti sviluppi nella lotta alla corruzione politica.
La Svizzera ha ratificato la convenzione dell’Organizzazione per lo sviluppo e la coooperazione economica (OCSE), contro la corruzione negli appalti internazionali e la convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione del dicembre 2003.
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