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Sirena d’allarme per l’economia svizzera

Fritz Blaser preoccupato per la perdita di competitività del suo paese Keystone

Fritz Blaser presidente uscente dell’Unione svizzera degli imprenditori avverte che la Svizzera va verso una grave crisi.

Per impedire che il paese scivoli nella mediocrità chiede un forte impegno e un “cambiamento di direzione”.

“La Svizzera si trova oggi di fronte a sfide di proporzioni simili a quelle dei tempi della Seconda Guerra mondiale”, ha dichiarato all’assemblea dei membri dell’Unione padronale a Zurigo.

“Se non cambiamo condotta nei prossimi anni affonderemo progressivamente ai livelli più mediocri nel confronto internazionale, perdendo posizioni nei settori dell’educazione, della ricerca, della tecnologia e sul mercato globale”, ha aggiunto.

Facendo un catalogo di misure necessarie a mettere ordine nell’economia del paese, Blaser ha detto che ci vogliono condizioni quadro sicure, capitali sufficienti a medio e lungo termine e flessibilità del mercato del lavoro.

La sua ricetta per una ritrovata fiducia in se stessi si completa con maggiori investimenti nell’educazione e nella ricerca, e meno pretese nei confronti dello stato. Ma Blaser ha anche rilevato alcuni sviluppi che considera “preoccupanti”.

La vera minaccia

Ad esempio gli aumenti “allarmanti” della spesa pubblica e delle imposte, una vera minaccia per il paese.

“Con economiesuisse [la federazione delle imprese svizzere], abbiamo presentato un ventaglio molto ampio di proposte atte a ridurre la spesa pubblica”, ha sottolineato.

Tocca ora ai politici prendere finalmente misure dolorose, perché il paese ha un debito di 120 miliardi di franchi (77,89 miliardi di euro) che non si può permettere di lasciar lievitare.

“Chiediamo ai politici di dire alla gente in modo chiaro che stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità, che lasciamo un debito ai nostri figli che non saranno in grado di ripagare e che non possiamo più esaudire altri desideri”, ha dichiarato.

Deve diventare chiaro insomma che vanno aboliti i “comodi” servizi dello stato, e che bisogna considerare da un nuovo punto di vista i grandi progetti divenuti impossibili da finanziare.

Previdenza sociale

Blaser ha detto che il sistema di previdenza sociale svizzero versa in cattive condizioni. Secondo le stime da lui citate, le assicurazioni sociali in totale verranno a costare l’equivalente di un punto percentuale IVA in più entro l’anno 2025.

“L’economia svizzera non può continuare a sopportare un peso tale senza soffrirne. Il danno si farà sentire sottoforma di perdita di competitività e di posti di lavoro”, ha avvertito.

Blaser si è anche soffermato sulla mancanza di solidarietà tra i partiti politici. “Tradizionalmente i membri del parlamento avevano uno scopo comune: la ricerca del compromesso. Oggi sembra piuttosto che a predominare sia lo spirito d’opposizione e l’ostruzionismo sotto la cupola federale.”

Il moralismo di certi media

Blaser non ha tralasciato di parlare della stampa sensazionalistica che impostando campagne contro l’economia fa del moralismo a buon mercato.

“Per questo tipo di giornalisti i fatti sono chiari: il mondo economico è composto esclusivamente da manager senza scrupoli che percepiscono salari troppo alti, dalle multinazionali, da falliti che siedono nei consigli d’amministrazione e da profittatori il cui unico scopo è quello di scremare i salari e i risparmi degli umili cittadini per arricchirsi”.

Immagine che Blaser considera “ingiusta” perché l’economia svizzera è composta al 99,7 per cento da piccole e medie imprese.

Ciò per Blaser non significa che il mondo economico non debba fare autocritica, in particolare quando si tratta proprio dei salari e dei bonus dei manager. E non è certo privo di colpe per ciò che concerne i cartelli e le “sistemazioni di comodo”.

Blaser ha da ultimo evidenziato un’altra tendenza negativa. Il gusto per il rischio delle aziende è diminuito rispetto al passato e ciò ha provocato un calo non solo negli investimenti ma anche nel processo innovativo.

swissinfo, Robert Brookes
traduzione Raffaella Rossello

I sindacati ammettono che l’economia svizzera è in difficoltà, ma non condividono le soluzioni di Fritz Blaser.

Pietro Cavadini (Unione sindacale svizzera) approva la richiesta di adattare le condizioni quadro, ma boccia le proposte di diminuire ancora le prestazioni sociali. In questo modo si aggrava soltano il sentimento di insicurezza dei lavoratori. Questo frena ulterioremente il consumo e blocca la ripresa economica.

Cavadini ritiene che la situazione attuale sia dovuta in gran parte alla politica restrittiva della Banca nazionale condotta fino a metà anni ’90.

La Svizzera resta comunque competitiva in numerosi settori e lo resterà ancora, a patto che lo Stato operi gli investimenti necessari, sottolinea il sindacalista.

Laddove il costo della manodopera è molto più basso all’estero, diventa invece impossibile rivaleggiare, anche con macchinari d’alta tecnologia.

Fritz Blaser, classe 1941, è laureato in economia all’Università di San Gallo.

È entrato nella Lonza nel 1967, dove è attualmente capo del personale.

Blaser sta per essere sostituito come presidente degli imprenditori svizzeri da Rudolf Stämpfli.

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